Fitoterapia come trattamento e coadiuvante nelle terapie oncologiche
Di erbe utili nella cura e trattamento del cancro ce ne sono, sono diverse e cosa molto importante sono note alla comunità scientifica. Quanto detto purtroppo non è noto o lo è solo in parte per cui è facile custruire trappole complottiste in modo più o meno consapevole.
Il Web tanto utile può rilevarsi pericoloso poichè intriso di pseudo-conoscenze digitali e inconsapevoli ignoranti autoproclamantesi conoscitori esperti.
Quello che non si presta alle attraenti teorie complottiste è il silenzioso e costante lavorio giornaliero di alcuni medici, farmacisti, ricercatori che si occupano di integrazione fitoterapica in oncologia, lavoro ahimè spesso misconosciuto anche da parte di tanti altri operatori, quelli che non se ne occupano.
Quello che non si presta alle attrattevoli teorie complottiste, haimè spesso misconosciuta anche agli operatori, è il continuo e costante lavoro giornaliero di alcuni centri, di alcuni medici, farmacisti, ricercatori che si occupano di integrazione fitoterapica in oncologia.
Integrazione fitoterapia in oncologia
Sotto questo punto di vista possiamo dire che esistono estratti di piante che, se ben formulati da medici esperti e adeguatamente preparati da farmacisti preparatori di esperienza, quando ben utilizzati dai pazienti accorti, possono dare un contributo fondamentale per:
- Coadiuvare le terapie,
- contrastare gli effetti collaterali dei farmaci e/o delle radioterapie ed i sintomi stessi della malattia
- ritardare l’uso di farmaci il cui utilizzo a lungo termine può dare importanti criticità.
In questo contesto diventa fondamentale l’approccio con un professionista che può essere il medico di base, l’oncologo o altro che indirizzi verso un corretto approccio integrato con la fitoterapia.
I centri e i medici che si occupano di fitoterapia in Italia sono distribuiti a macchia di leopardo, per lo più al centro-nord dove la parte del leone la fa sicuramente la Toscana. Al sud sono più rari per arrivare in alcune aree della Sicilia dove l’integrazione fitoterapica in oncologia è pressoché assente.
Approccio alla fitoterapia in oncologia
In linea generale il giusto approccio a ciò che possiamo definire fito-oncologia, deve essere quello di rivolgersi ad un medico esperto in fitoterapia.
Perché è molto importante la galenica nel trattamento fito-oncologico:
Ci sono solo tre modi per considerare “farmaco” un preparato:
- la formulazione è presente nella farmacopea europea e/o in quella di uno degli stati membri.
- E’ stata rilascia una AIC ( Autorizzazione Immissione in Commercio ) in cui l’ efficacia e
sicurezza sono scientificamente documentate. - Atro ultimo modo per considerare “farmaco” un preparato che non ha ottenuto una AIC, che non
è presente in nessuna farmacopea è la prescrizione galenica magistrale.
Nella prescrizione magistrale le responsabilità sono intrinseche nelle stesse professionalità coinvolte.
- Il medico con le competenze che la legge gli riconosce da lo “status “di farmaco al preparato prescritto.
- Il farmacista, unico professionista autorizzato ad allestire farmaci, dopo normale verifica dei formalismi, accettando la ricetta convalida la prescrizione stessa.
Le responsabilità sono del medico per quanto riguarda l’attività farmacologica e la sicurezza. Del farmacista per quanto riguarda gli aspetti di qualità del preparato.
Quanto detto è molto importante perchè sottolinea alcune regole basi della farmaceutica a principale tutela del malato. Nessun altro preparato può vantatare proprieta farmacologiche.
In questo contesto i preparati salutistici, gli integratori, i dispositivi medici; sono prodotti utili, che possono avere un ruolo nell’ ambito del benessere, del mantenimeto, della integrazione alimentare o di altri “claims” che spesso vengono attribuiti ma certo non possono vantare nessuna proprietà terapeutica o di prevenzione.
Nelle righe seguenti tratteremo l’uso clinico in ambito oncologico di alcuni estratti visti anche sotto il profilo galenico-formulativo utilizzati per contrastare alcuni disturbi comuni legati alle terapie.
Farmaci contro la nausea da chemioerapia:
Nonostante l’uso degli antagonisti del recettore 5-HT3 il 70% dei pazienti in chemioterapia soffre di nausea di tipo anticipatoria (precedente alla chemioterapia) e di tipo ritardato (che si manifesta a partire dalle 24 ore successive).
Lo zenzero è utilizzato essenzialmente come antinausea antivomito e viene prescritto spesso in percorsi oncologici integrati da medici fitoterapeuti in preparazione galenica per contrastare la nausea da chemioterapia. La parte che si utilizza è il rizoma o come polvere o come estratto secco.
Se si utilizza la polvere di rizoma la dose varia da 1000 a 3000 mg/die mentre l’estratto secco che si trova normalmente al tenore del 5% in gingeroli si usa tra i 500 e 1500 mg/die. I dati scientifici evidenziano che dopo i 2000 mg/die pur rimanendo efficace non aumenta ulteriormente la sua attività antinausea. Sembra che alla base ci sia un’azione di tipo procinetico ma il meccanismo d’azione non è ancora del tutto noto.
Lo zenzero è una spezia che a dosaggi terapeutici può dare fenomeni di irritazione gastrica, tali fenomeni possono inficiare l’azione stessa dello zenzero e comunque dare la sensazione di inefficacia del trattamento. Nei laboratori galenici di farmacie attrezzate, farmacisti galenisti esperti sono in grado di allestire forme filmate o gastroprotette impedendo quindi che la spezia vada a contatto con la mucosa gastrica.
I farmaci galenici contenenti zenzero vengono prescritti spesso associati, nella stessa unità posologica ad altri estratti come; camomilla, menta, finocchio. Le dosi pro-unità vengono stabiliti dal medico in base alla valutazione clinica del singolo paziente.
Lo zenzero è una spezia che per somministrazione orale anche di pochi milligrammi può determinare aumento di biodisponibilità per alcuni farmaci, si tratta della attività bioenhancers associato alla piperina che si può trovare in preparati salutistici aggiunta al fine di aumentare la biodisponibilità di alcuni estratti questa variazione è più marcata quindi da tenere presente perché riguarda diversi farmaci tra cui alcuni antibiotici come; Azitromicina, Eritromicina, Amoxicilina, Canamicina, Ciprofloxacina. Antimicotici come; fluconazolo, Ketoconazolo. Antiblastici usati in chemioterapia come; 5-fluoro-uracile, cisplatino, doxorubicina. Altri farmaci particolarmente critici nei pazienti oncologici come: ciclosporina A, metotrexate, tacrolimus.
Un’altra pianta utilizzata per la nausea e vomito da chemioterapia e la cannabis. Attualmente in Italia la cannabis terapeutica può essere prescritta con ricetta non ripetibile da tutti i laureati in medicina e abilitati alla professione medica.
La prescrizione di cannabis ha alcuni particolari formalismi;
- il medico deve ottenere il consenso informato da parte del paziente e deve compilare la ricetta sostituendo il nominativo del paziente con un codice alfanumerico per tutelare la sua privacy.
- Il farmacista entro il mese dovrà inviare copia della ricetta alla ASL di competenza.
La cannabis può essere prescritta e preparata in forma di tisana per uso orale o aerosol in cartine, buste, capsule apribili. Può essere prescritta e preparata anche in estratto oleoso, quest’ultima forma, molto più onerosa dal punto di vista economico perché prima di essere dispensata al paziente deve essere titolata da un laboratorio autorizzato in ragione del suo contenuto di THC.
Edema celebrale peritumorale:
Tutti i tumori celebrali a rapida o lenta crescita comprimono le parti del cervello, l’ edema si può formare per reazione dei tessuti sani circostanti o come conseguenza della radioterapia.
Il trattamento dell’edema normalmente prevede l’uso del cortisone (per lo più desametasone). Gli effetti collaterali di questo farmaco possono essere importanti come; aumento della pressione, glicemia, gastrite, osteoporosi, alterazioni ormonali, facilità alle infezioni. Una nota importante è che nel tempo, il dexametasone immuno-sopprime ed indurisce la barriera ematoencafalica e di conseguenza rende più difficile l’attraversamento dei farmaci antineoplastici.
L’ estratto secco di Boswellia serrata si trova in commercio a diverse titolazioni che vanno da 65 a 90% in acidi boswellici. Dal punto di vista biochimico gli acidi boswellici sono dei buoni inibitori della cascata leucotrienica perchè inibiscono la 5-lipossigenasi interrompendo quella serie di reazioni che porta all’ infiammazione e alla formazione dell’edema.
In campo oncologico l’estratto secco di boswellia a dosi elevate per somministrazione orale ha messo in luce un importante effetto nella riduzione dell’edema celebrale dovuto a tumore celebrale e/o radioterapia.
In un importante studio il 60% dei pazienti trattati ha avuto una riduzione dell’edema del 75% a fronte di un 25% del placebo. Sulla base di questi risultati l’agenzia europea del farmaco dal 2002 considera “orphan drug” gli acidi boswellici da boswellia serrata nel trattamento degli edemi dovuti a tumori celebrali o indotti da radioterapia. Nel 2011 la rivista Cancer da un certo punto di vista ha confermato i risultati su pazienti che avevano riportato edemi dopo radioterapia.
In questo contesto se adeguatamente prescritto in “add-on-therapy” l’estratto di boswellia riduce l’uso del desametasone e quindi riduce gli effetti collaterali del cortisone in particolare l’immunosoppressione ed indurimento della barriera ematoencefalica. Dal punto di vista formulativo l’estratto di boswellia può essere reso maggiormente biodisponibile con strategie farmaceutiche specifiche come la vettorizzazione con fosfolipidi e/o aggiunta di HB
Sintomi da menopausa indotta o fisiologica in donne con storia oncologica:
Alcuni tumori come quello delle ovaie, utero e mammella sono sensibili agli estrogeni. In diversi casi il protocollo terapeutico prevede di indurre una condizione menopausale.
Altre volte ci può essere una menopausa fisiologica intervenuta per naturale raggiungimento dell’ età in corso di terapia oncologica o arrivata in donne con storia tumorale per tumori estrogeno-sensibili.
In tutti questi casi chiaramente la terapia ormonale sostituitiva viene normalemnte esclusa. Anche il trattamento con i classici fitoestrogeni come isoflavonoidi di soia, trifoglio, luppolo, salvia vengono sconsigliati per lo più a scopo precauzionale perchè sepur in piccola misura contengono delle sostanze che possono “potenzialmente” stimolare i recettori per gli estrogeni. L’estratto isopropanolico in miscela acqua-isopropanolo 60:40 del rizoma di cimicifuga racemosa è una specialità farmaceutica in diversi paesi europei, oggetto di numerosissimi studi è l’estratto che meglio si presta a questo scopo. Dal punto di vista chimico contiene dei ciclo-artenoli steroidei esterificati con xilosio che non hanno nessuna interazione con i recettori per gli estrogeni.
Questo estratto ha dimostrato su decine di migliaia di pazienti di:
1) Essere sicuro
2) Poter essere somministrato a donne con pregressa storia oncologica e/o in trattamento con
tamoxifene.
3) Essere efficace ed associato ad un mantenimento del tessuto osseo.
Il meccanismo d’azione non è noto con assoluta certezza ma sembra che l’estratto isopropanolico dicimicifuga racemosa agisce in maniera pleiotropica con un comportamento simulativo di tipo tessuto-dipendente.
Dal punto di vista formulativo è importante che si utilizzi esclusivamente l’estratto isopropanolico titolato in triterpeni totali al 3,5% (come 27-deossiacteina) a 40 mg/die e non altri della stessa pianta perché l’estratto isopropanolico oltre ad essere quello che si è dimostrato attivo in tutti gli studi, e anche quello che sicuramente non ha attività estrogenica.
Preparati galenici per contrastare le stomatiti e mucositi:
Nei pazienti oncologici in corso di terapia sono frequenti le stomatiti e mucositi. Inizialmente sono delle afte della mucosa della bocca che possono evolvere in vere e proprie piaghe ed estendersi dalle labbra all’esofago. Le afte possono essere dolorose al punto da rendere difficile mangiare, inghiottire e perfino parlare. Inoltre possono essere sede di sovra infezioni batteriche specie in individui debilitati ed immunocompromessi come chi fa chemio e radioterapia.
Il gel di aloe è stato studiato ed è risultato utile nel ridurre le mucositi da chemioterapia. I medici fitoterapeuti utilizzano con successo miscele di gel di aloe vera unito ad estratti di camomilla e liquirizia entrambi con forti propietà antinfiammatorie e cicatrizzanti.
La Ratania può essere formulata in colluttori ed anche in questo caso può essere associata ad altri estratti come la mirra, tradizionalmente utilizzata contro le mucositi e stomatiti.
I lavaggi con acqua e bicarbonato riducono il pericolo di sovrainfezioni fungine.
La fitoterapia in oncologia può rilevarsi molto utile per contrastare i frequenti disturbi dovuti alle terapie stesse. Ovviamente, per questione di spazio e tempo non si possono trattare in modo esaustivo tutte le opportunità che offre la fitoterapia magistrale in ambito oncologico come l’attività antitumorale di alcune piante già utilizzati nella “add-on-therapy” e/o che necessitano di ulteriori conferme scientifiche;
curcuma, tè verde, vischio, cannabis, uncaria e altri.
Per chi vuole approfondire:
1) Enzo Soresi, Pierangelo Garzia, Edoardo Rosati: Guarire con la nuova medicina integrata. Ed. Sperling & Kupfer.
2) Fabio Firenzuoli, Francesco Epifani, Idalba Loiacono: Cannabis erba medica. Norme,
preparazioni galeniche, attualità e prospettive di cura. Ed. Edra.
3) Francesco Di Pierro: Argomenti di fitoterapia biofarmaceutica. Ed. CEC Editore.
4) Fabio Firenzuoli, Francesco Epifani, Luigi Gori: Le erbe anti-cancro. Per prevenirlo, alleviare i
sintomi e gli effetti collaterali
Questo articolo non deve essere interpretato come consulenza medica o parere medico relativamente a fatti o circostanze specifiche. Per quanto riguarda la vostra personale situazione e risposta a domande specifiche siete invitati a consultare un professionista Medico. L’uso delle informazioni reperite su questo sito deve rispettare i termini e le condizioni d’uso.
Pubblicato il 05 luglio 2018 Ultimo aggiornamento: 11 luglio 2018