L’epicondilite, detta anche “gomito del tennista”
anche se è francamente più comune nei non giocatori di tennis, è una delle sindromi dolorose più diffuse. Spesso la epicondilite viene confusa con altri disturbi dolorosi a carico del gomito ma la sua mancata diagnosi e l’assenza di trattamento possono portare alla cronicizzazione, intesa come dolore persistente ed intrattabile.
Dove è localizzato il dolore da epicondilite
Il dolore da epicondilite è localizzato alla parte esterna del gomito, zona di inserzione dei muscoli estensori del polso. Il termine di epicondilite (il suffisso –ite in medicina indica una origine infiammatoria) può ingenerare un errore circa la natura della patologia. Infatti i tendini che circondano l’epicondilo, non sono infiammati ma presentano una degenerazione della loro struttura con perdita dell’orientamento delle fibre del collageno.
Nei tennisti, i sintomi, da epicondilite, sono dovuti ad una tecnica non precisa (il giocatore prova ad aumentare la potenza del colpo utilizzando i muscoli dell’avambraccio e non i muscoli della spalla e del dorso), da una racchetta nuova o di misura sbagliata e con corde non alla giusta tensione. L’epicondilite è frequente più nei tennisti con rovescio ad una mano.
Le categorie più a rischio di epicondilite
Le persone più a rischio di soffrire di una epicondilite sono i pianisti, le stiratrici, i sarti, gli operatori al computer, i carpentieri, i macellai, le casalinghe ed i grandi “parlatori” al cellulare.
La frequenza di della epicondilite al gomito è uguale nei due sessi e colpisce prevalentemente persone tra i 40 ed i 50 anni. Tratto comune a tutti i pazienti affetti da dolore al gomito da epicondilite è il racconto di una abitudine ad eseguire movimenti ripetitivi del gomito o di forza che coinvolgono anche l’estensione del polso.
La sintomatologia dolorosa da epicondilite è a carico della regione laterale del gomito, estesa lungo l’avambraccio ed a volte posteriormente all’articolazione del gomito. La zona di maggiore dolore corrisponde all’inserzione sull’epicondilo laterale dell’ omero del tendine del muscolo estensore radiale breve del carpo (ERBC) ma possono essere coinvolti anche l’estensore radiale lungo del carpo, l’estensore comune delle dita, e l’estensore ulnare del carpo.
Spesso la comparsa dei sintomi dolorosi al gomito tipici della epicondilite segue di 34 – 72 ore uno sforzo od un’attività impegnativa (tennis, uso del cacciavite), a volte la comparsa del dolore da epicondilite è più subdola, lenta ed ingravescente tanto da non riuscire più ad individuare la causa scatenante. Un movimento ripetitivo ma comune tende a non essere individuato dal paziente a meno che non venga spinto ad investigare (come per l’uso del mouse, cellulare, lavori domestici).
L’intensità del dolore nella epicondilite è variabile da lieve ad intensa (a volte interferisce con il riposo notturno), può essere presente solo per grandi sforzi o invece anche per attività leggere (sollevare una tazzina da caffè).
Diagnosi dell’ epicondilite:
- Ispezione: normalmente non ci sono segni particolari, raramente un lieve edema o un’ecchimosi al gomito
- Palpazione: è possibile evocare dolore all’inserzione tendinea sull’epicondilo omerale. Il dolore aumenta alla rotazione dell’avambraccio. Bisogna che sempre vengano esaminati anche il collo, la spalla ed il polso omolaterali, il ROM (Range of Motion) dell’articolazione del gomito, la sensibilità cutanea e la forza muscolare.
- Indagini radiografiche: generalmente non necessarie
Diagnosi differenziale dell’epicondilite:
- patologie articolari (osteocondrite, osteoartrosi, AR…)
- sindrome da intrappolamento del radiale,
- neuropatie periferiche (radicolopatia cervicale)
- epicondilite mediale
Trattamento e cura della epicondilite:
esistono diverse opzioni di cura possibili per il dolore da epicondilite, nessun trattamento ha dimostrato di essere più efficace di un altro. In ogni caso andrà rimossa la causa scatenante.
- Aspetta che l’epicondilite passi da sola: è una opzione possibile (una volta confermata la diagnosi da un Medico, che ricordo è l’unica figura professionale in grado di eseguire una diagnosi – non tutti i “dottori” sono Medici), esistono studi clinici in tal senso. Perché questo approccio possa funzionare bisogna necessariamente che la causa scatenante venga rimossa.
- Corticosteroidi: sicuramente più rapidi nell’ottenere la cura. Risultato atteso scomparsa del dolore al gomito
- FANS (antinfiammatori): efficaci temporaneamente, non sembrano avere un lungo beneficio
- Infiltrazioni di cortisone: efficaci nel controllo del dolore al gomito per almeno 6 settimane
- PRP (Platelet Rich Plasma): per il costo questa terapia viene indicata nei casi di dolore ed epicondilite intrattabile con altri metodi che duri più di 6 settimane.
- Tutore anti epicondilite al gomito : esistono in commercio vari tipi e modelli. Sono generalmente efficaci se utilizzati a lungo. Il loro meccanismo di azione consiste nell’aumentare la propriocezione ed il controllo cerebrale del movimento. Particolarmente indicati in persone che non possono “rinunciare” al movimento del gomito scatenante il dolore (carpentieri, macellai)
- Onde d’urto: non esiste certezza di benefici nella cura dell’epicondilite
- Radiofrequenza: sembra molto promettente ma è raramente rintracciabile un centro che la pratichi.
- Laser: solo alcuni tipi di luce. I laser a bassa intensità non sembrano funzionare nella cura del gomito del tennista
- Agopuntura: efficace nel breve periodo. Alcuni studi negano qualunque efficacia.
- Infiltrazione con sangue autologo: terapia promettente e dal punto di vista biologico estremamente convincente. Scarsissimi i dati in materia.
Frequente l’associazione tra epicondilite e sindrome del tunnel carpale. In casi come questo l’epicondilite è secondaria ad un sovraccarico articolare del gomito legato al tentativo di sopperire alla disabilità della mano.
Questo articolo non deve essere interpretato come consulenza medica o parere medico relativamente a fatti o circostanze specifiche. Per quanto riguarda la vostra personale situazione e risposta a domande specifiche siete invitati a consultare un professionista Medico. L’uso delle informazioni reperite su questo sito deve rispettare i termini e le condizioni d’uso.
Pubblicato il 26 dicembre 2011 Ultimo aggiornamento: 16 gennaio 2017
Da circa due mesi si è presentato il problema del dito migmolo dx a scatto nell’atto di chiuderlo. Con il passare del tempo si
è aggiunta la presenza di dolore nel movimento di chiudere il dito, a volte molto forte, per esempio la mattina al risveglio. Da oggi invece ho grande difficoltà a chiudere il dito con presenza di dolore anche lancinante. In pratica non posso chiudere completamnete a pugno la mano dx. Il medico curante propende per un problema di dito a scatto e mi ha prescritto una indagine eco muscolotendinea della mano dx. Gradirei un suo commento. Grazie.
La diagnosi si fa con la visita. Mai prescritta ecografia per dito a scatto.
Da circa 15 anni soffro di artrosi mal di schiena sciatalgia e x di più la gotta — mi curano con alluporinolo zirolic—trovo poco benefici chiedo se vi è una cura più specifica al mio caso –attendo una V-R- grazie
La terapia con allopurinolo è efficace per la gotta. Naturalmente nei casi di riacutizzazione dovrà associarsi l’uso di cortisone o antinfiammatori