L’edema dell’osso spongioso è una entità visualizzabile alla Risonanza Magnetica
L’edema osseo o edema spongioso è una entità caratterizzata da un aumento del segnale di risonanza riferibile all’acqua all’interno della regione normalmente occupata da osso spongioso e quindi da tessuto midollare. Questo edema si evidenzia alla risonanza magnetica.

L’aumento di liquido nel contesto della spongia è emerso come associato a differenti patologie sia a carattere infiammatorio che non infiammatorio. L’edema della spongia ossea è associato a molte patologie e condizioni d tipo reumatologico. Allo stato attuale viene considerato causa di sintomatologia dolorosa, viene anche considerato indice di evoluzione e prognosi di molte condizioni patologiche.
L’edema midollare
Inizialmente la lesione fu descritta come edema osseo, successivamente venne meglio definita come edema midollare (descritto nei referti di risonanza magnetica come edema intraspongioso). Descrive una immagine alla risonanza magnetica che indica un eccesso di segnale riferibile all’acqua. Edema infatti significa gonfiore per presenza di liquido nei tessuti.
La risonanza magnetica caratterizza questa lesione come lesioni ipodense in T1-pesate ed iperintensa in T2. La più sensibile delle ricostruzioni di risonanza per questa lesione è la T2 a soppressione di grasso.
La conoscenza di questa lesione è ancora incompleta. La sua presenza in condizioni patologiche diverse tra loro la rende difficile da comprendere. La sua stessa definizione di edema è controversa in quanto all’esame istologico dei tessuti l’edema non è presente. In definitiva non si sa ancora quale alterazione porti ad un aumento del segnale liquido della RMN.
L’ipotesi più accreditata è che sia segno di rimodellamento osseo. Questo infatti spiegherebbe la sua presenza in diverse condizioni tutte molto distanti tra loro.
Presentazione clinica dell’edema midollare
In molte malattie a carattere infiammatorio e non infiammatorio la presenza di un edema intraspongioso visualizzato alla Risonanza Magnetica è sempre associato all’andamento della sintomatologia dolorosa ed alla evoluzione della malattia di base. Condizioni-cliniche-associate-ad-edema-midollare
Edema midollare nelle fratture
L’edema midollare è un indice sensibile per indicare la attività e quindi il fatto di essere recenti per le fratture vertebrali. Tanto che è discriminante per decidere se fare o meno una cifoplastica. Infatti l’esecuzione di una risonanza prima di un intervento di cifo o vertebroplastica non può correttamente essere eseguita senza avere fatto prima una risonanza magnetica. La risonanza magnetica è anche utile per evidenziare l’andamento verso la consolidazione delle fratture vertebrali anche se da osteoporosi.
Un’altra entità spesso definita con nomi diversi e tradizionali come la osteoporosi locoregionale transitoria viene bene evidenziata dalla RMN che è utile anche per monitorare l’efficacia dei trattamenti intrapresi che spesso saranno terapia a base di antiriassorbitivi (bisfosfonati).
Contusione ossea
La contusione ossea (bone bruises degli anglosassoni) è una delle entità di cui si è fatta scoperta con l’avvento della RMN. A volte definita come frattura occulta non è visibile alle comuni radiografie o con altre metodiche radiologiche. L’edema intraspongioso di questo tipo è frequente al ginocchio, anca e caviglia ma anche a livello dello scafoide carpale. Spesso motivo di preoccupazione dopo esami di RMN, eseguiti per una distorsione di caviglia che continua a fare male, nel cui referto si trova descritto un edema spongioso alle sequenze T2 dell’astragalo o del calcagno.
Edema osseo nella artrosi
Nell’artrosi la rilevanza dell’edema subcondrale è legata al fatto che viene considerato segno di sofferenza da alterazione del carico dell’osso sub condole. Può essere utilizzato come fattore di

monitoraggio per la progressione della malattia artrosica che porta alla perdita di cartilagine e la susseguente necessità di impiantare una protesi di ginocchio. Allo stesso tempo può essere utile per monitorizzare la efficacia terapeutica dei vari farmaci utilizzati. In casi di edema osseo in artrosi viene spesso usata (con vantaggio) una terapia con Clodronato.
Sindrome dolorosa regionale complessa
La sindrome dolorosa regionale complessa (algodistrofia riflessa, atrofia di Sudeck) è una grave patologia debilitante che compare dopo eventi traumatici a carico delle estremità. Le ossa degli arti interessati dal Sudeck appaiono, radiologicamente, come affetti da una grave osteopenia con perdita di qualità ossea ed aree focali di osteolisi. Molto spesso nell’osso compaiono isole di edema midollare.
Opzioni di trattamento
Nelle patologie cui si associa edema midollare il problema è quello di trattare l’edema in associazione con la patologia che lo ha originato. In molte condizioni l’edema spongioso è indice di progressione di malattia, mentre in altre è legato direttamente alla presenza di dolore e disabilità.
Trattamento chirurgico
Intervento di decompressione
Sulla base dell’ipotesi che la riduzione della perfusione ematica fosse la causa dell’edema che come conseguenza avrebbe l’aumento della pressione locale intra ossea e la conseguente ischemia è stato

proposto un trattamento decompressivo. L’intervento consiste nel perforare la regione colpita in modo da decomprimere l’osso. Alle perforazioni sono state aggiunte ulteriori procedure come la inserzione di trapianti di osso, idrossiapatite e cellule staminali o PRP. Queste procedure sono ampiamente descritte. I risultati però sono vari, altalenanti e non conclusivi.
Terapie fisiche
Le onde d’urto sono state utilizzate nelle regioni in cui il dolore è associato ad edema midollare. Esistono prove di efficacia nella fascite plantare (spina calcaneare). Sono state usate anche nella osteonecrosi di anca e ginocchio con risultati meno chiari. Il meccanismo con cui le onde d’urto possono migliorare l’edema è quello di provocare degli shock meccanici nella regione sofferente promuovendo in tal senso i meccanismi di riparazione. E’ evidente che in fase iniziale il quadro di RMN potrebbe anche peggiorare.
Trattamento farmacologico
Diversi farmaci sono utilizzati nel trattamento dell’edema spongioso osseo.
Bisfosfonati
L’uso dei bisfosfonati, specie della clodronato e neridronato, riduce il dolore e migliora la prognosi nella osteonecrosi, nel Sudeck, nella spondiloartrite e nelle enteropatie. Esistono studi randomizzati sulla efficacia di questi farmaci nel trattamento della osteonecrosi vascolare e nella sindrome dolorosa regionale complessa.
Prostaglandine
Inibitori del TNF
La malattia del sistema muscolo scheletrico conosciuta come edema midollare risulta ancora una patologia in parte sconosciuta. I trattamenti finora proposti sono ancora da migliorare. Nei casi di artrosi di anca e ginocchio i trattamenti proposti non sono ancora in grado di evitare un trattamento protesico. Non ci sono studi in grado di dimostrare una assoluta efficacia dei trattamenti, anca in molti studi l’efficacia del trattamento farmacologico, fisico e chirurgico non sembra superiore a quello del placebo.
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Pubblicato il 15 dicembre 2017 Ultimo aggiornamento: 15 dicembre 2017
Salve dott.G.Fanzone
Sono un ragazzo di 37 anni,ho un dolore atroce all’inguine sinistro e facendo una risonanza mi hanno diagnosticato intenso edema midollare a carico della spongiosi ossea femorale,con estensione cefalo cervicale sino alla regione pertrocanterina ,con piccole areale demarcate a basso segnale della regione a carico,compatibile in prima ipotesi con necrosi avascolare stadio 1sec.ficat. formazione lipomatosa di circa 5 cm nel contesto del mio. Vasto laterale nei limiti si trofismo.
e con questo non so se è un problema molto grave vorrei un pare e di che cure avrei bisogno.se mi può far capire cosa fare.
Distinti saluti
Cacozza vincenzo
E’ qualcosa che necessita di ulteriori accertamenti e trattamenti. Dovrà rivolgersi in un ospedale con reparto di ortopedia. perlomeno farsi visitare.
salve dottore sono un ragazzo di 37 anni che da ottobre ho un forte dolore al rachide lombo sacrale .ho fatto una risonanza magnetica col mezzo di contrasto questo è la diagnosi dopo aver fatto anche una tac:l’esame conferma la presenza di un’alterazione di segnale dle soma s2, interessante prevalentemente la sua metà dx.caratterizzata da un ipointensita di segnale nelle seguenze t1 pesate e da una iperintensità in quelle t2 pesate con impregniazione post contrastografica .minima altrrazione di segnale, con analoghe caratteristiche? è apprezzabile anche a livello fi una porzione contigua della soma s1. il reperto non risulta di univoca interpretazione; valutato esame tc che non evizenzia a tale livello altetazioni litiche , si puo in prima ipotedi considerare la probabilita di un edema intraspongioso post traumatico.si consiglia pertanto ulteriore controllo a distanza di tre quattro mesi
Il trauma dovrebbe confermarlo lei con il ricordo di un urto o di una caduta o di un incidente. In assenza di questa anamnesi sicuramente dovrà seguire ulteriormente il caso. Bene ha fatto il radiologo a consigliare una nuova indagine radiografica tra qualche settimana. Certamente il suo medico le richiederà anche accertamenti ematici.